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Il diritto di prelazione rappresenta un importante strumento giuridico nel campo delle vendite immobiliari, consentendo a determinati soggetti di avere la priorità nell’acquisto di un immobile in vendita. Questo diritto è regolato da normative specifiche che variano a seconda delle circostanze e delle tipologie di prelazione in gioco. Analizziamo in dettaglio il funzionamento di questo istituto, le diverse tipologie e le implicazioni pratiche.

Tipologie di prelazione

Esistono diverse forme di prelazione, ognuna delle quali presenta caratteristiche e modalità di applicazione specifiche. Si distingue innanzitutto tra prelazione volontaria e prelazione legale.

La prelazione volontaria si verifica quando due parti stipulano un accordo formale, creando così un diritto di prelazione. Questo tipo di accordo può avvenire tra privati e deve essere redatto in forma scritta per avere validità legale. È spesso utilizzato in contesti privati, ad esempio tra familiari o soci di una società. La prelazione legale si attua in situazioni in cui la legge prevede esplicitamente il diritto di prelazione. In questo caso, non è necessario alcun accordo tra le parti. 

Diritto di prelazione dei locatari

Un esempio significativo e rilevante riguarda il diritto di prelazione dei locatari. In base alla legge, i locatari hanno il diritto di prelazione sull’immobile che stanno affittando nel caso in cui il proprietario decida di venderlo e non rinnovi il contratto di locazione. Tale diritto è valido solo se il locatore non possiede altre proprietà ad uso abitativo oltre a quella in vendita. Questa normativa ha lo scopo di proteggere gli inquilini, consentendo loro di acquistare l’immobile in cui vivono.

Come si esercita il diritto di prelazione

Quando un proprietario decide di mettere in vendita un immobile, è obbligato a informare il prelazionario, ossia colui che ha il diritto di prelazione, mediante notifica di un atto formale. Questa comunicazione deve contenere tutti i dettagli relativi alla vendita, compreso il prezzo richiesto.

Il prelazionario è obbligato a manifestare la sua volontà di esercitare il diritto di prelazione mediante un atto formale. Qualora scelga di esercitare tale diritto, dovrà versare l’importo concordato entro 30 giorni dalla ricezione della comunicazione da parte del proprietario. Questo procedimento assicura che entrambe le parti siano tutelate e che i diritti vengano correttamente rispettati.

La violazione del diritto di prelazione ha conseguenze legali significative. Se un venditore non rispetta il diritto di prelazione e procede alla vendita dell’immobile senza informare il prelazionario, quest’ultimo ha diritto a ricevere un risarcimento per il danno subito.

In particolare, nel caso di prelazione legale, il prelazionario può esercitare il diritto di riscatto. Questo significa che ha la facoltà di agire legalmente nei confronti del nuovo proprietario per riacquistare l’immobile entro sei mesi dalla trascrizione del contratto di vendita. Tuttavia, è importante notare che il diritto di riscatto non si applica in situazioni di prelazione volontaria, dove le regole possono variare in base agli accordi stipulati tra le parti.

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