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Nell’operazione di acquisto di un immobile entra in gioco la caparra confirmatoria, disciplinata all’art. 1385 del codice civile. Si tratta di un anticipo di soldi che l’acquirente “versa” al venditore e che di fatto serve a garantire la validità del contratto di compravendita. Ma quando è necessario versare una caparra e perché? Lo scopriremo nel corso di questo articolo.

Caparra confirmatoria acquisto casa: cos’è e importo

La caparra confirmatoria acquisto casa è quindi la somma che viene versata dal potenziale acquirente al venditore per confermare l’impegno assunto al momento della sottoscrizione di una proposta d’acquisto oppure di un preliminare di compravendita. In caso di inadempimento da parte del potenziale acquirente, insomma, la caparra funge da liquidazione preventiva e forfettaria per il venditore che vede sfumare l’acquisto (a meno che il danno sia superiore rispetto all’importo versato e allora la parte danneggiata ha facoltà di richiedere anche i danni aggiuntivi attraverso un legale).

Anche il compratore però è in qualche modo tutelato nel caso in cui il venditore cambi idea e decida di non volersi più privare dell’immobile che aveva messo in vendita. In questo caso la persona danneggiata, l’acquirente appunto, avrà diritto a ricevere il doppio della caparra versata. 

Ma c’è un importo massimo o minimo che una qualsiasi caparra confirmatoria acquisto casa deve rispettare? La risposta è no, non c’è una regolamentazione al riguardo. L’importo della caparra confirmatoria acquisto casa viene stabilito di comune accordo tra le parti. Varia tra il 7 e il 10% dell’importo della compravendita. Il pagamento può essere comodamente effettuato all’agenzia immobiliare coinvolta nella transazione oppure effettuato tramite un assegno bancario intestato al proprietario dell’immobile. 

Quando è necessaria la caparra confirmatoria e perché

La caparra confirmatoria acquisto casa è quindi necessaria in tutti i casi sia in atto un contratto di compravendita. E’ una tutela per il venditore che può incassarla nel caso in cui la vendita sfumi perché l’acquirente cambia idea, ma rappresenta in qualche modo una tutela anche per l’acquirente che potrà incassare il doppio della cifra sborsata qualora il venditore decidesse di ritirare dal mercato il suo immobile. Va dunque sempre contemplata in un contratto di compravendita e i motivi sono quelli appena indicati.

La caparra confirmatoria viene quindi versata al momento della sottoscrizione di una proposta d’acquisto. Ma quando può essere incassata? Se non ci sono vincoli particolari, il venditore può intascarla al momento della firma per accettazione; qualora invece la proposta di acquisto sia vincolata ad un mutuo, allora l’incasso della caparra confirmatoria è sospeso fino alla delibera del finanziamento da parte dell’istituto bancario entro una certa data che deve essere indicata nel contratto. Dove finisce la caparra in questo secondo caso? Viene depositata presso l’agenzia immobiliare fino alla delibera del mutuo che dovrà avvenire rigorosamente entro la data indicata sul contratto. Qualora il mutuo non venisse erogato e quindi l’acquirente non fosse nella condizione di poter acquistare l’immobile, allora il venditore potrà incassare la caparra; viceversa l’assegno verrà  restituito al compratore. C’è anche una terza opzione ovvero quella che può prevedere la proroga dei termini di validità del preliminare. Il mutuo non viene cioè concesso entro la data indicata ma il venditore decide di rinnovare la validità della proposta indicando una nuova data per la concessione del mutuo.

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